Torino
17 Febbraio 2018

Ho lasciato Parigi alle 4 del mattino.
Alle mie spalle, ripercorrendo la strada a ritroso, scivolo sotto la pioggia di Londra, mi perdo tra i canali di Amsterdam, mi scaldo sotto il sole malinconico di Lisbona, rimango sgomenta dalla bellezza di Madrid, mi stupisco della neve a Barcellona.
Uno dietro l’altro questi concerti avevano un sapore diverso, una lingua diversa, degli applausi diversi. Ogni giorno in un posto nuovo d’Europa, a sognare che la vita sia sempre così, con una valigia… aprendo la quale esce musica, musica per tutti, musica anche per chi non comprende la lingua ma capisce il linguaggio. Il cuore, e vi cadranno i denti dopo quest’affermazione, non conosce traduzioni.

Non mi è mancata casa, mi sono mancate le persone sì, ma casa è dove sono io insieme alle mie passioni, consapevole che l’unico tetto che mi appartiene è questa corona di capelli. Da una nuvola all’altra, da cielo a cielo, accanto a me c’era pur sempre la mia carovana.
Questa gente è la mia gente, la mia forza. Questa gente mi somiglia e mi protegge. Quanti grazie eterni vorrei dire loro. Quanti grazie eterni ad Alessio Sanfilippo, a Mattia Bonifacino, a Eugenio Odasso, ad Alessandro Orefice, a Michele Nicolino, a Perez, a Paolo Pavanello, a Tommaso Galati… a Mauro Tavella, amico e maestro. Siete stati tutti insostituibili amici e maestri.
Ma la musica la fa anche chi l’ascolta, chi partecipa con la propria voce, applaude e sprigiona altrettanta energia. Il viaggio insieme a me lo ha fatto anche chi ha viaggiato con altri aerei, altri treni, altre macchine, per raggiungermi ovunque da ovunque. Io “riconosco i tratti, siamo simili”. Vi vedo da dove le luci abbagliano, non mi lascio abbagliare, vi cerco oltre i Led, giù dal palco, in mezzo al chiasso. Non esistono transenne emotive tra me e voi, so raggiungere anche chi è rimasto fuori dal sold out.

Sono Claudia, lo avete visto? Avete visto che sono quella di sempre, che non so farmi imbruttire, ho solo imparato a difendermi ma rimango pur sempre senza scudi. Sono venuta a prendervi uno ad uno, per dirvi che il linguaggio è sempre lo stesso. Sento ancora tutta la fatica, l’energia, gli abiti stretti, le ginocchiate agli amplificatori, sento le dentate al microfono, le discese dal palco, gli uncini che formano le mie dita quando vi invito alla riflessione.

Vedo Elena guardarmi prima di salire i gradini del THE GARAGE, a Londra per il piacere di riascoltarmi ancora e non più per lavoro. Non ci diciamo niente ma so cosa sta pensando. So cos’hai pensato Elena. Hai pensato a tutte le volte che mi hai vista guardarmi i piedi prima di salire su un palco di un piccolo club italiano… e poi mi vista guardarmi i piedi prima di salire su un palco di un piccolo club inglese.
Anche tu Pietro lo hai pensato, mi guardi sempre con quell’aria di sfida che in realtà sono tutte le parole d’orgoglio che non sai dire bene, come vorresti.
E’ stato un tour strepitoso, una grande scuola, una vera gioia.
Sento ancora tutta la fatica l’energia, gli abiti stretti.

E voi?
Voi sentite ancora l’eco?
Morirei così, nel ricordo dei nostri cori, dei nostri cuori.
Grazie

L.

#LEVANTECAOS

#LEVANTECANTA

#NELCAOSDISTANZESTUPEFACENTI